È una delle lavorazioni più antiche che si conoscano; infatti, i primi esempi risalgono all’epoca romana. Già nel XVI secolo troviamo pezzi così realizzati. Caduta in disuso, la tecnica venne ripresa nella metà dell’Ottocento e raggiunse il suo apice nel Novecento specialmente ad opera degli Artisti Barovier e della Venini. La realizzazione della murrina consiste nella preparazione di un fascio di canne vitree multicolori, disposte in maniera tale da comporre un disegno prestabilito. Si procede quindi al suo riscaldamento e, al raggiungimento della fusione, viene tirato fino ad ottenere il diametro desiderato. Dopo il raffreddamento la canna ottenuta si taglia in piccoli dischi, di spessore variabile da pochi millimetri ad un paio di centimetri che in sezione presentano il disegno preparato in precedenza, pronti per essere impiegati in vari modo. Le murrine si posano su una piastra metallica secondo un disegno prestabilito, vengono riscaldate e quindi fatte aderire per rotazione sulla superficie di un bolo di forma cilindrica, attaccata alla canna da soffio. Fatto questo si procede alla normale rifinitura ricoprendole con uno strato di vetro trasparente incolore.